Decrescita: l'unica vera soluzione ai rincari energetici

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Inutile girarci intorno. Misure temporanee come gli aiuti pubblici, la sospensione delle accise, gli incentivi per il passaggio ad automobili o impianti più efficienti possono attenuare solo in parte un problema che non ha una vera soluzione che non sia radicale.

Non stiamo certo dicendo che dotarsi di impianti a energia rinnovabile, o di un'automobile meno inquinante, sia sbagliato. Al contrario, questo fa parte di un percorso verso una maggiore sostenibilità e un minore impatto sull'ambiente e sul portafoglio.

Questi sforzi però non basteranno, se non accompagnati ad un cambiamento culturale e negli stili di consumo. Cosa significa questo nella nostra vita quotidiana? Significa innanzitutto interrogarci su quali sono i nostri reali bisogni e compararli con i nostri consumi. Lo si può fare in molti modi, parlandone in famiglia o mettendosi davanti a una tabella e doppia entrata. La cosa sorprendente, per molti di noi, è scoprire di lavorare duramente per ottenere beni di cui non abbiamo un reale bisogno. Si tratta, spesso, di mero mantenimento di livello pre-acquisito, frutto di un sistema culturale nel quale siamo nati e cresciuti.

E così, se scopriamo di poter rinunciare a un'automobile, al condizionatore, ai 21°C nell'appartamento, al pacco proveniente dalla Cina e consegnato sotto casa... Se ci accorgiamo che non abbiamo bisogno di spostarci così spesso, perché possiamo trovare alternative a KM0, o che possiamo avere un'alimentazione equilibrata anche mangiando meno carne... Che la frutta e la verdura locale e di stagione è più buona di quella importata da chissà dove...

Gli esempi potrebbero essere infiniti, e ognuno potrà trovare quelli più calzanti alle proprie reali esigenze, ma il risultato sarà una prima risposta al problema dei rincari. I consumi diminuiranno, si libereranno risorse da investire in una personale transizione culturale verso una vita più sobria e, appunto, aderente ai bisogni reali.

Si tratta di una soluzione non facile a un problema non facile. Ma, allo stesso tempo, è un percorso gratificante che smetterà presto di sembrare un sacrificio. Forse questo atteggiamento nuovo non risolverà il problema nell'immediato, ma è l'unica via per smettere di rincorrere palliativi. Prima si inizia. meglio è.

Questa riflessione, tra l'altro, si inserisce in un contesto poco incoraggiante e che dovrebbe spingerci a non temporeggiare oltre. Andiamo incontro a un periodo sempre più cupo dal punto di vista economico, sociale, politico. Gli equilibri fragili sui quali si basano le economie occidentali stanno vacillando. I cambiamenti climatici stanno presentando il conto di uno sfruttamento eccessivo delle risorse. I nazionalismi, frutto di malcontento e cattiva informazione, sono in crescita. La guerra in Ucraina potrebbe essere solo un passaggio di una crescente conflittualità che, non neghiamolo, potrebbe investire anche l'Italia e l'Europa.

In una situazione come questa, a maggior ragione, la risposta non può essere quella di trovare strategie per mantenere uno stile di vita che non è e non sarà sostenibile in nessun modo. La risposta, al contrario, si chiama decrescita, ragionata e consapevole.

Parlando di gas, ad esempio, è inutile e forse controproducente che i paesi europei misurino in base alla convenienza le sanzioni alla Russia invece di tagliare di netto l'importazione. Sarebbe, questa, l'unica azione davvero efficace, ma comporterebbe delle ricadute enormi sulla popolazione italiana ed europea. Significherebbe ridurre drasticamente consumi domestici e industriali, rinunciare a benefici e produzioni. Eppure, anche se spaventa, è l'unica strada da seguire.

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