Le e-bike sono una soluzione per una mobilità sostenibile, ma l'Italia punta ancora sulle auto


Incentivare la diffusione delle e-bike, e delle biciclette in generale, sarebbe una delle misure più efficaci e utili per risolvere problemi urgenti come la scarsa qualità dell'aria nelle città, il traffico congestionato e - tanto per puntare alto - il surriscaldamento globale. Una soluzione elementare che però, inspiegabilmente, non sembra interessare il governo italiano e i gruppi di interesse, ancora avvinghiati al settore dell'automobile.

Negli ultimi anni (per chi ha la disponibilità economica) ci sono stati diversi incentivi per cambiare auto, anche a motore endotermico. Nulla di sbagliato nell'avere automobili meno inquinanti in giro per le strade, ma viene da pensare se queste misure non siano piuttosto un tentativo di mantenere in vita un settore economico moribondo. E salvare l'economia, in questo caso, è cosa ben diversa dall'avere cura del Pianeta e della salute degli esseri umani.

Il sospetto cresce di fronte al fatto che per le e-bike, invece, salvo la brevi finestre aperte nel 2020 e 2022 e per chi vive nelle metropoli, di incentivi non se ne vedono. È comprensibile, quindi, che chi vorrebbe acquistarne una ci pensi su due volte, visto che i prezzi sono piuttosto alti (un buon rapporto qualità prezzo si trova a partire da 1500€ circa). Eppure, nonostante l'attuale stallo del mercato delle bici, le biciclette a pedalata assistita continuano ad essere molto richieste, lasciando ad intendere una volontà da parte del pubblico di un mezzo che possa sostituire l'automobile.

Inspiegabile anche il motivo per cui l'IVA sulle e-bike continua ad essere al 22%, contro percentuali più basse in altri paesi europei (il 19% in Germania). Se il governo italiano vuole impegnarsi davvero verso una maggiore sostenibilità (come chiedono l'Agenda 2030 dell'ONU e il PNRR) deve dare un segnale della propria intenzione, e può farlo mettendo risorse in incentivi e nell'abbassamento dell'IVA per le E-bike.

L'impatto ambientale della mobilità non si risolve con le auto elettriche

Il problema, davanti a questioni globali come il cambiamento climatico e tutto ciò che esso porta con sé (siccità, inondazioni, ecc.) è di nuovo l'essere umano. Di fronte a un aumento delle temperature ci facciamo la domanda sbagliata: non ci chiediamo come arrestare il surriscaldamento, ma come fare a continuare a produrre e consumare, riducendo le emissioni. Nel caso della mobilità, questo significa trovare il modo di continuare a vendere automobili, anziché ridurne la produzione. Basta colorare di verde le campagne di comunicazione, mettere la lettera E davanti a qualsiasi cosa si muova con un motore, anteporre il prefisso ECO e la parola sostenibile a qualsiasi prodotto. E vendere, vendere, vendere.

Il concetto però è semplice: la nostra economia si basa sulle risorse che il nostro Pianeta ci ha sempre messo a disposizione gratuitamente. Senza le risorse naturali, non ci può essere economia. Per quanto le automobili elettriche siano immensamente più sostenibili di quelle a motore endotermico, è facilmente intuibile che il loto impatto è ben maggiore di quello di una e-bike, utilizzabile per spostamenti di medio raggio, ad esempio per andare al lavoro.

I più giovani, forse, lo hanno già capito e sono disposti a fare delle piccole rinunce per un interesse collettivo. Le vecchie generazioni, invece, restano attaccate con tutte le forze a un misero forziere che sta affondando e che non si potrà, in ogni caso, salvare.

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